Description
IKIRU ! Il sublime candore della morte
Di Riccardo Campagnoli de Francesco
Nel pensiero giapponese, attraverso tutte le fasi ed evoluzioni storico culturali dalle più antiche alle più recenti, la neve è simbolicamente associata alle imprese eroiche.
Dalle più eclatanti alle più “irrilevanti” che siano però connotate da sincerità (makoto), purezza di intenti e dunque da una cifra predominante di ingenuità e di innocenza.
Che siano quindi “pure”.
Esiste forse qualcosa di più struggente ed emozionante di un atto eroico attutato su di un “substrato” di assoluto affrancamento dalla razionalità e dallo spirito di auto conservazione?
Per la cultura giapponese no.
La neve, con il suo gelido ed incantato candore, in Giappone si fa simbolo centrale di una doppia valenza: purezza e morte.
Nella cultura giapponese, infatti, il colore bianco, haku, assieme al rosso o al nero assume significati divergenti.
Insieme al rosso nella combinazione kōhaku, il significato evocato nella psiche giapponese è quello della gioia e della festa, mentre combinato al nero simboleggia il lutto e occasioni dolorose.
Nella sua singolarità, come nel caso della neve, il bianco è indubbiamente il colore dei kami, degli spiriti e delle divinità . Richiama la purezza, l’innocenza, come il candore puro e incontaminato del washi, la carta di riso con cui sono fatti i gohei, le strisce bianche ripiegate come saette candide appese alle corde shimenawa che delimitano le aree sacre dello Shintō.
Ed ecco che l’impiegato comunale Watanabe, capoufficio della sezione civile, vedovo da venticinque anni, attraverso lo sguardo “che-proietta-nell’eternità” di Akira Kurosawa, con la sua ultima azione in vita ci suggerisce una Nobiltà della Sconfitta di proporzioni epiche pur essendo un evento infinitesimale nella modernità giapponese.
Egli con purezza e sincerità realizza il suo ultimo gesto di inconsapevole samurai (che significa servitore e non guerriero) e compie il senso di una vita, la sua, finalmente diventata eroica e “fissata” da una morte ascetica e sublime come la nevicata che scende ad abbracciarlo in un sacro e spietatamente naturale oblio finale.